Venerdì 19 gennaio, Intervista a Giovanni Spera a cura di Antonella Vitelli
Ieri, 18 gennaio 2024, è stata pubblicata una Consensus Statement sulla dieta chetogenica VLCKD con pasti sostitutivi. I firmatari: L. Barrea, M. Caprio, E. Camajani, L. Verde, S. Perrini, A. Cignarelli, F. Prodam, A. Gambineri, A. M. Isidori, A. Colao, F. Giorgino, G. Aimaretti & G. Muscogiuri hanno evidenziato, sotto l’egida della SIE – Società Italiana di Endocrinologia, come la terapia nutrizionale chetogenica a cui è stato applicato l’acronimo di KeNuT, sia un modello dietetico multistep vincente per la gestione dell’obesità e dei relativi disturbi metabolici associati.
Lo studio esamina l’efficacia della dieta chetogenica a bassissimo contenuto calorico (VLCKD) stigmatizzando l’importanza dell’uso dei pasti sostitutivi per l’ottimizzazione dell’efficacia delle VLCKD. Vengono descritti i meccanismi biochimici alla base degli effetti benefici osservati, come la perdita di peso, il miglioramento dei parametri di glucosio e lipidi e la preservazione della massa magra. Viene posta una forte attenzione sull’importanza di una supervisione medica accurata e di una personalizzazione della dieta, discutendo anche le fasi non chetogeniche e la transizione a una dieta di mantenimento basata sulla dieta Mediterranea.
La Dieta Chetogenica a Bassissimo Contenuto Calorico (VLCKD) emerge come un regime alimentare rivoluzionario, limitando drasticamente i carboidrati e inducendo l’organismo ad uno stato di chetosi fisiologica nel quale i grassi sono trasformati in chetoni e a loro volta questo vengono utilizzati come energia alternativa al glucosio. Questo processo non solo riduce i livelli di insulina, ma ne migliora la sensibilità.
I sostituti di pasto nella KeNuT si adattano perfettamente a questa dieta, bilanciando i nutrienti essenziali e mantenendo basso il contenuto di carboidrati. Questi pasti facilitano il rispetto della dieta e garantiscono un’adeguata assunzione di vitamine e minerali, stabilizzando lo stato di chetosi. Dal punto di vista clinico, la KeNuT avrebbe benefici significativi come una notevole perdita di peso a fronte della conservazione della massa muscolare e una riduzione significativa della glicemia. Questi risultati sottolineano l’efficacia della VLCKD nel migliorare gli indicatori di salute legati all’obesità e ai disturbi metabolici conseguenti. Altro aspetto fondamentale della KeNuT concerne la sua possibile personalizzazione adattando la dieta alle esigenze individuali del paziente così garantendo sicurezza ed efficacia. Infine, dopo la fase chetogenica iniziale, la KeNuT prevede una transizione verso una dieta di mantenimento, generalmente basata sulla Dieta mediterranea. Questo passaggio è cruciale per conservare i risultati e per promuovere un successivo stile di vita sano ed equilibrato. In ultimo, non per importanza, sarebbe garantita la salute del microbioma intestinale.
Abbiamo avuto l’opportunità di intervistare su questo significativo lavoro il Professor Giovanni Spera, riconosciuto come uno dei principali esperti di Dieta chetogenica in Italia. Il suo entusiasmo per questo autorevole Consensus è stato percepibile fin da subito. Spera ha espresso un forte apprezzamento per lo studio, sottolineando la sua rilevanza nel campo della nutrizione e dell’endocrinologia. Questo lavoro non è solo importante per il rigoroso contenuto scientifico, a cura di un’istituzione autorevole come la Società Italiana di Endocrinologia, ma segna anche un punto di svolta per una migliore fruibilità della dieta chetogenica nella gestione dell’obesità, afferma il Prof. Spera riconosce che il protocollo presentato, immediatamente applicabile come strategia nutrizionale per combattere l’obesità, è potenzialmente in grado di stabilizzare i risultati raggiunti dai pazienti nel lungo periodo. Inoltre, chiarisce l’importante funzione dei pasti sostitutivi per la corretta applicazione di questa strategia e pone le basi per l’applicazione della chetosi nutrizionale indotta in funzione della riabilitazione dei soggetti obesi. Non in ultimo, si pone l’enfasi dell’uso della denominazione ”KeNuT”, capace di chiarire molti equivoci che circolano nei media e sui social circa le diete chetogeniche. Gli equivoci relativi alla letteratura scientifica – ricorda Spera – sono spesso legati alla confusione rispetto alle diete chetogeniche high-fat di provenienza nord americana e all’erronea percezione, suggerita nel web, che questo tipo di approccio nutrizionale possa essere autosomministrato e autogestito senza l’intervento di esperti della nutrizione.