Quanto è importante dormire bene per stare bene? Che importanza riveste il sonno nel nostro equilibrio psicofisico? A quanto pare il contributo di un buon riposo notturno sulla nostra salute non é da sottovalutare.
C’è stato un periodo in cui erroneamente si è considerato il dormire una sorta di optional senza gravi conseguenze, ma le evidenze scientifiche ci dicono costantemente il contrario. Dormire in modo non sufficiente porta a una deprivazione di sonno ed espone al rischio di sviluppare patologie come depressione, ipertensione, diabete e obesità.
In questo quadro appare sempre più chiara la relazione tra sonno e composizione corporea.
E’ innegabile che dormire di più vuol dire anche avere meno stimoli di fame. Quando dormiamo il nostro organismo è assorbito dal riposo e tutte le funzioni si ‘assopiscono’, ivi incluso il senso di fame. In converso ridurre il sonno porta all’effetto opposto. Si dorme meno, si mangia di più e spesso e volentieri ci si gratifica con cibi non propriamente salutari che prevedibilmente possono condurre ad un considerevole aumento di peso.
Dal punto di vista biologico il sonno influenza l’azione degli ormoni e di conseguenza dell’attività metabolica. Facciamo degli esempi:
Il cortisolo denominato anche ormone dello stress, aiuta a tenere sotto controllo i livelli di zucchero nel sangue e a regolare il metabolismo.
La grelina, alias ormone della fame, funge da segnalatore che ci dice quando è il momento di mangiare.
La leptina invece è l’ormone della sazietà.
Numerosi studi hanno dimostrato una correlazione inversa tra durata, qualità del sonno e rischio di sviluppare obesità e diabete, In persone con ridotta qualità del sonno (PoorSleepQuality-PSQ) o durata (Short SleepDuration-SSD) si riscontra una minor perdita di peso ed un minor mantenimento del peso. Nello specifico il poor sleep sembrerebbe responsabile di una cattiva regolazione del metabolismo glucidico mentre lo short sleep risulta correlato con l’aumento del senso di fame e la ricerca di cibi che fanno aumentare l’introito energetico totale. Questo stato di cose si riscontra anche nel caso delle Apnee Ostruttive del Sonno che sono una vera e propria conseguenza dell’obesità oltre che un fattore di rischio per l’insorgenza del diabete. Già qualche anno fa una ricerca dell’Università di Chicago ha evidenziato che le persone con diabete spesso soffrono di disturbi del sonno probabilmente a causa dell’alterazione dell’omeostasi del glucosio. I ricercatori, il cui studio è stato pubblicato su Diabetes Care, hanno verificato che, notti d’insonnia o di sonno disturbato, corrispondono in questi soggetti ad un aumento della glicemia a digiuno e della resistenza all’insulina. Questo perché mentre si dorme l’organismo rilascia gli ormoni responsabili del controllo del metabolismo energetico, rendendolo più attivo e aumentando il dispendio energetico. Parimenti un buon sonno permette di diminuire la resistenza all’insulina. Infatti é stato dimostrato che dormire poco o male può influenzare in maniera negativa la regolazione del glucosio nell’organismo.
Uno studio dell’Università di Napoli pubblicato su PublMed ha valutato il problema dell’apnea ostruttiva del sonno in pazienti adulti con sindrome di Prader-Willi notando che in questi soggetti sono molto comuni i disturbi respiratori del sonno, in particolare la sindrome delle apnee ostruttive del sonno (OSAS), la cui diagnosi mancata o ritardata può contribuire ad aumentare ulteriormente la mortalità cardiovascolare. Lo scopo di questo studio trasversale era di valutare le differenze nei parametri respiratori del sonno ottenuti dalla poligrafia cardiorespiratoria notturna in 13 pazienti adulti con Prader-Willi e 13 individui con obesità non sindromica come controlli abbinati per età, sesso e BMI. Risultati: A dieci (76,9%) pazienti con PWS è stata diagnosticata OSAS, in particolare nove (69,2%) e un PWS (7,7%) rispettivamente con OSAS lieve e grave.
La Dottoressa Gabriella Pugliese, laureata in Medicina e Chirurgia e specializzata con in Endocrinologia e Malattie del Metabolismo presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II nonché prima firmataria dello studio a cui abbiamo accennato sopra dichiara:
La qualità del sonno in pazienti affetti da obesità comporta dei disturbi che spesso si accompagnano anche a delle problematiche di tipo respiratorio durante la notte. La sindrome più comune in questi pazienti è la Sindrome dell’Apnea Ostruttiva del Sonno che può avere una prevalenza nei soggetti obesi tra il 40 e 70% ed è caratterizzata da interruzioni della respirazione dovute all’ostruzione totale o parziale delle vie aeree superiori e si verifica nei soggetti con obesità proprio per l’ingombro del tessuto adiposo nella parte del collo. Questo stato di cose ha tutta una serie di conseguenze cliniche tra cui sonno agitato, difficoltà di concentrazione durante il giorno, cefalea mattutina ed è stato osservato anche un peggioramento dell’ipertensione e delle malattie metaboliche come il diabete.
Ancora una volta appare evidente quanto il benessere di un individuo dipenda da una serie di fattori, apparentemente slegati, ma altresì interconnessi tra loro.