A parlare degli acidi grassi a catena media in un recentissimo studio pubblicato sulla rivista internazionale Journal of Translational Medicine è il Prof. Luigi Barrea, Professore Associato di Nutrizione Clinica e Specialista in Scienza dell’Alimentazione presso l’Università Telematica Pegaso e coordinatore dello studio che è stato condotto su 263 donne con sovrappeso e obesità di cui sono state valutate le misure antropometriche, la composizione corporea con esame bioimpedenziometrico e lo stato infiammatorio mediante il dosaggio della proteina c-reattiva, sia all’inizio della VLCKD che alla fine, dopo 45 giorni.
È noto come l’obesità, una malattia cronica e multifattoriale, sia associata a diverse comorbilità, come il diabete mellito di tipo 2, l’ipertensione, dislipidemia, oltre che a malattie cardiovascolari e neoplastiche che riducono la qualità e la durata di vita, ma soprattutto aumentano i costi della Sanità pubblica.
Tra i diversi approcci dietetici, la dieta chetogenica a bassissimo contenuto calorico (VLCKD) rappresenta, ad oggi, uno degli interventi terapeutici più efficaci e studiati non solo per la perdita di peso corporeo, ma anche per le sue capacità di ridurre l’infiammazione cronica (tipica del paziente con obesità) e l’insulino-resistenza, due fattori “trigger” modificabili per l’insorgenza delle comorbidità legate all’obesità, afferma il Prof. Luigi Barrea.
In corso di VLCKD, grazie alla drastica riduzione dei carboidrati, si ha la chetosi nutrizionale, cioè la produzione di corpi chetonici quali acetoacetato e β-idrossibutirrato, che vengono utilizzati come combustibile metabolico alternativo al glucosio in vari tessuti. A questo proposito, continua il Prof. Barrea, è interessante notare che non tutti gli acidi grassi hanno lo stesso comportamento metabolico. Infatti, gli acidi grassi con meno di 8 atomi di carbonio (come l’acido caprilico) riescono ad attraversare la membrana interna dei mitocondri indipendentemente dall’enzima carnitina palmitoil transferasi I e hanno quindi un effetto chetogenico “più forte” rispetto agli acidi grassi a lunga catena, come l’acido caprico e l’acido laurico. Diversi studi scientifici hanno già dimostrato che l’integrazione di acidi grassi a corta catena (MCTs) aumentano le concentrazioni di β-idrossibutirrato con una relazione dose-dipendente. Di conseguenza, gli MCTs potrebbero portare a una “chetosi nutrizionale” più attiva durante le diete chetogeniche. Inoltre, a differenza degli acidi grassi a lunga catena, gli acidi grassi a catena media (MCTs) possono legare l’albumina e saltare la formazione dei chilomicroni e quindi tutto il processo post-assorbitivo nei linfatici, raggiungendo direttamente il fegato (mediante la vena porta) dove possono essere metabolizzati più rapidamente dalla β-ossidazione mitocondriale, spiega il Prof. Barrea.
Da questo razionale scientifico, nel nostro studio, abbiamo valutato 263 donne con sovrappeso e obesità, suddivise in tre gruppi: 1. Partecipanti a cui è stata prescritta solo la VLCKD senza integrazione con MCTs, 2. Partecipanti a cui è stata prescritta la VLCKD + 20 g di MCTs da iniziare contemporaneamente alla dieta chetogenica e, infine l’ultimo gruppo, partecipanti a cui sono stati prescritti 20 g di MCTs da iniziare però 5 giorni prima dell’inizio della VLCKD. Tutti e tre i gruppi sono stati valutati al basale e dopo 45 giorni di VLCKD.
Fonte: Claudia Vetrani, Ludovica Verde, Silvia Savastano, Annamaria Colao, Giovanna Muscogiuri, and Prof. Luigi Barrea. J Transl Med. 2023 Jan 16;21(1):29. doi: 10.1186/s12967-023-03880-7.
Gli Acidi Grassi a Catena Media, lo studio
I risultati del nostro studio, continua il Prof. Barrea, hanno dimostrato, per la prima volta, che l’integrazione con 20 g/die di MCTs durante la VLCKD rappresentano uno strumento utile per potenziare l’effetto benefico della VLCKD nella riduzione del peso corporeo e in particolare della massa grassa, portando anche un miglioramento dello stato infiammatorio con riduzione della proteina c reattiva. È stato interessante notare però che, l’integrazione di MCTs 5 giorni prima dell’inizio della VLCKD, ha facilitato l’ingresso in chetosi nei pazienti contribuendo così a una maggiore efficacia dell’intervento nutrizionale, potenziandone gli effetti benefici sulla composizione corporea e sull’infiammazione.
Fonte: Claudia Vetrani, Ludovica Verde, Silvia Savastano, Annamaria Colao, Giovanna Muscogiuri, and Prof. Luigi Barrea. J Transl Med. 2023 Jan 16;21(1):29. doi: 10.1186/s12967-023-03880-7.Un importante tassello – dice il Professore Luigi Barrea – che va ad accrescere le nostre conoscenze scientifiche e di conseguenza ad arricchire le modalità di intervento sui pazienti. Questo sottolinea ancora una volta come sia fondamentale la figura dello specialista in Scienza dell’Alimentazione nella gestione clinica dei pazienti in corso di dieta chetogenica ma soprattutto evidenzia la personalizzazione del piano dietetico per garantire una maggiore efficacia sia in termini di perdita di perso che di riduzione delle comorbidità metaboliche e cardiovascolari.