Diabete e Chetosi? La Chetosi si sta affermando come uno strumento per ‘azzerare il metabolismo’ e controllare la glicemia, attraverso una dieta chetogenica VLCKD.

Una risposta certa non si può dare.

Ci sono molti tipi di diabete, che vengono seguiti con cure diverse e che variano a seconda del fenotipo della persona in cura. Parlando di diabete di tipo 2, cioè quello acquisito in età adulta, possiamo parlare di guarigione, o di una regressione tale della malattia da farci pensare che sia scomparsa grazie a una vera e propria terapia dietologica come la dieta chetogenica VLCKD.

Il Diabete di tipo 2 è un tipo di diabete che presenta una resistenza all’insulina notevole e il cui percorso di cura si realizza attraverso il contenimento, attraverso una forte prevenzione delle cause che generano il diabete e che consentono un alleggerimento della necessità di trattamenti farmacologici.

Dipende certo da soggetto a soggetto, ma dal diabete di tipo 2 si può guarire grazie anche ad una dieta chetogenica VLCKD, senza assunzione di farmaci di alcun genere. Con un paziente in pre diabete o affetto da diabete di tipo 2, la dieta chetogenica VLCKD può contribuire in maniera fondamentale a far regredire il diabete fino a farlo scomparire.

La dieta chetogenica, insieme ad una rieducazione dell’organismo ad una dieta mediterranea bilanciata e controllata, sono una strada percorribile.

La dieta chetogenica VLCKD è una strategia valida e alternativa per indurre un calo ponderale nel paziente obeso [link]. Esistono numerosi studi scientifici che hanno mostrato come una VLCKD riesca a indurre una riduzione del grasso viscerale e un complessivo miglioramento dei parametri metabolici e dei marker infiammatori sistemici [link]. Questo rende la dieta chetogenica VLCKD particolarmente indicata per l’obesità severa e per l’obesità con comorbidità. La drastica riduzione dei carboidrati induce vantaggi sul controllo glicemico e sulla resistenza insulinica, al punto che sono stati rilevati casi di completa remissione dal diabete mellito di tipo 2, particolarmente in pazienti neo-diagnosticati sottoposti a VLCKD.

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“La carenza di carboidrati consente, inoltre, una deplezione del contenuto intraepatico di trigliceridi, l’inibizione della gluconeogenesi e un incremento della chetogenesi epatica; tutti effetti benefici nei confronti di un’eventuale steatosi epatica. Grazie all’efficacia di una VLCKD nell’indurre rapidamente una riduzione del volume epatico, a partire dal 2016 la VLCKD è entrata a far parte del protocollo per il calo ponderale preoperatorio nel paziente candidato all’intervento di chirurgia bariatrica. È stato dimostrato che una VLCKD preoperatoria può determinare riduzione dei tempi di degenza, migliore stabilizzazione dei livelli di emoglobina postoperatori e minor tempo di cicatrizzazione della ferita chirurgica” [link].

La VLCKD consente, inoltre, di preservare la massa muscolare riducendo il rischio di sarcopenia e della conseguente riduzione del metabolismo basale durante il protocollo di restrizione calorica.

Pensare alla VLCKD come a una panacea però non è sufficiente, perché non è nella terapia la vera cura. La vera cura è nella stabilizzazione della situazione migliorata grazie alla dieta VLCKD, che è intesa come una vera e propria terapia che accompagna il paziente in un cambiamento dello stile di vita e per questo deve essere seguita sotto la supervisione di un esperto della nutrizione.