La dieta chetogenica fa male ai reni? E’ vero che può essere fatta semplicemente aumentando proteine al posto dei carboidrati? E’ realmente la dieta pop per eccellenza? Sono tante le curiosità che avvolgono questa “strategia nutrizionale” come la definiscono gli esperti che la conoscono e la utilizzano non solo per risolvere e gestire l’obesità e il diabete, ma anche in un’altra miriade di situazioni cliniche che fino a diversi anni fa non si pensava potessero essere legate proprio all’alimentazione. Con gli anni, grazie ai numerosi studi, abbiamo capito che proprio l’alimentazione è la chiave di volta della salute e della malattia, del benessere e dello squilibrio. Il cibo cura, ma può far anche ammalare. Sembra banale, forse lo è, ma allora come mai una considerevole parte dei nostri problemi deriva proprio dal modo in cui mangiamo?
Secondo le previsioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità entro il 2030 ben il 20% della popolazione italiana sarà obesa. In questo quadro è facile comprendere quale sia l’obiettivo primario al quale tendere. Il mantra principale è uno e concerne la necessità di controllare la quantità di zuccheri che ingeriamo per prevenire dannosi depositi di grasso nell’organismo. Perché il grasso non è inerme e non è solo una questione estetica, ma su esso si vanno a costruire infiammazione e malattie. Da qui è facile comprendere quanto sia necessario abbattere la prima barriera che divide l’uomo dalla sua salute: il peso in eccesso. Su questo tema entra in gioco la dieta chetogenica.
Che cos’è la dieta chetogenica? La dieta chetogenica è un regime alimentare che grazie alla drastica riduzione dei carboidrati induce una risposta metabolica definita “chetosi”. La chetosi è un processo fisiologico che permette al corpo umano di funzionare utilizzando un “carburante” differente dal glucosio (normalmente sfruttato a scopo energetico). Infatti, la chetosi consente di alimentare l’organismo grazie ai corpi chetonici, che vengono prodotti bruciando i grassi, favorendo così una rapida eliminazione del peso in eccesso.
Molti si chiedono se questa terapia abbia una comprovata efficacia e validità anche sul lungo termine. La risposta è arrivata di recente grazie ad una rivisitazione critica pubblicata su Minerva Endocrinologica. Tra i firmatari appare anche il Dottor Roberto Cesareo, Endocrinologo e Direttore dell’unità operativa malattie metaboliche del Santa Maria Goretti di Latina che intervistiamo per comprendere senso e termini dello studio.
Dottore ci racconta questo lavoro?
Si, il lavoro che abbiamo svolto, come ricordava, è stato pubblicato su una prestigiosa rivista quale Minerva Endocrinologica e in buona sostanza dimostra che una dieta chetogenica a basso contenuto calorico (massimo 800 calorie al dì) determina un impatto favorevole dal punto di vista metabolico sia sul breve sia sul lungo termine. La chetogenica ha una sua storia, non si tratta di un percorso sperimentale, ma che è partito come dieta proteica negli Stati Uniti degli anni 70. Successivamente è trasmigrata dagli Usa anche in Europa e i dati della letteratura mostrano l’efficacia di questo percorso che presenta tra le sue caratteristiche un ridotto contenuto calorico e di carboidrati. Rispetto ad una dieta ipocalorica tradizionale la dieta chetogenica VLCKD determina un vantaggio di calo ponderale più spiccato anche nella tempistica oltre che una forte conservazione della massa magra, cosa che viene toccata in altri percorsi.
Insomma la chetogenica è da valutarsi come un importante armamentario a disposizione dell’endocrinologo, del nutrizionista e del dietista nella risoluzione di diversi problemi.
Spesso nei non luoghi del web mi è capitato di sentire affermazioni tipo: non faccio la chetogenica perchè prevede troppe proteine e se affaticano i reni. Dottore ci spiega perchè si è creato questo equivoco. In una dichiarazione recente lei ha parlato di chetogenica normoproteica come la vera chetogenica. Ci spiega per favore?
La domanda è corretta e devo dire c’è stato un pò di confusione. In passato sono stati coniati protocolli a scopo terapeutico con un approccio iperproteico, oggi c’è il mondo del fai-da-te che non aiuta a codificare un apporto nutrizionale corretto. Le VLCKD supportate da specialisti sono controllate nelle calorie e nei carboidrati, ma non c’è alcun esubero di proteine. La quota proteica stabilita è di 0,8.5 kilocalorie per kg per uomo e 0.8,1 per la donna come nella dieta ipocalorica classica. Appare solo una drastica riduzione di quel “tossico endogeno” come lo chiamiamo noi che è il glucosio.
Dottore quando si dice “in chetogenica non si avverte il senso di fame” a quale meccanismo si fa riferimento? Quali sono le peculiarità dei corpi chetogenici e perché rendono diverso questo percorso da una ipocalorica mediterranea normale per così dire?
L’osservazione è pertinente. Un vantaggio di questo approccio rispetto ad una dieta ipocalorica sullo stile mediterraneo ha a che fare di certo con il fatto che nella chetogenica il basso contenuto di calorie e di carboidrati fa sì che nel nostro corpo venga liberato il glucagone, ormone controregolatore che fa sì che l’insulina, ormone cattivo, venga messa a riposo. Di conseguenza grazie alla “liberazione” dei corpi chetonici e degli acidi grassi si lenisce anche il senso di fame. I corpi chetonici infatti hanno un effetto euforizzante e favorente anche a livello cerebrale tant’è che vengono utilizzati in neurologia.
Dottore quali sono i casi in cui si consiglia una dieta chetogenica. sappiamo studi dall’endocrinologia alla neurologia. Ci dice cosa ne pensa?
Fatta la premessa che la dieta chetogenica è un percorso validato da evidenze scientifiche, possiamo dire che oltre all’obesità e alla sindrome metabolica si può usare in differenti campi della medicina. Guarda l’epilessia, ma anche su importanti malattie neurodegenerative come il Parkinson, l’Alzheimer o la sclerosi laterale amiotrofica (SLA). Insomma a tutta una serie di patologie che per vari meccanismi si ricollegano all’effetto antiinfiammatorio dei corpi chetonici che bloccano le incidenze di queste patologie, basta osservare la riduzione degli attacchi emicranici nei pazienti sottoposti a dieta chetogenica. Infatti nella cura del problema “emicrania” gli studi hanno evidenziato che una dieta chetogenica apporta una diminuzione dell’eccitazione delle cellule del sistema nervoso centrale (che è uno delle componenti del dolore) e un’azione di reset che consente il miglioramento dei parametri del paziente.