E’ passato un secolo da quando, negli anni 20, è stato osservato un effetto positivo di un regime chetogenico nella gestione delle crisi epilettiche. Il ricorso a questa strategia nutrizionale, caratterizzata da una ridotta assunzione di carboidrati, è stato centrale nella gestione di numerose problematiche come obesità, diabete tipo 2, emicrania cronica, sindrome dell’ovaio policistico e sono in corso studi interessanti per comprendere l’effetto della chetosi e dei corpi chetonici su malattie neurodegenerative come Parkinson e Alzheimer. Di pari passi la dieta chetogenica è diventata una moda piuttosto diffusa proposta spesso e volentieri da parvenu del web che invocato mirabolanti promesse di longevità e dimagrimenti senza alcuna qualifica medica.
Da qui la domanda: la chetogenica è un’opzione terapeutica seria o una moda pericolosa?
Risponde a questa domanda focalizzata sulla dieta chetogenica VLCKD, a bassissimo contenuto calorico, un importante studio italiano effettuato, su soggetti con obesità, dal Prof. Luigi Barrea, Specialista in Scienza dell’Alimentazione presso l’Università Federico II di Napoli assieme alla Prof.ssa Giovanna Muscogiuri, Ricercatrice in Endocrinologia e dalla Prof.ssa Annamaria Colao, Presidente della Società Italiana di Endocrinologia (SIE). Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista medica J Transl ed è stato svolto valutando un campione di 106 persone obese, 12 maschi e 94 femmine.
Ne abbiamo parlato con il Professor Barrea.
Professore la dieta chetogenica può essere considerata una dieta “sicura”?
La diete chetogeniche a bassissimo contenuto calorico (VLCKD) sono state recentemente proposte come una vera e propria terapia nutrizionale per il trattamento dell’obesità e delle sue complicanze metaboliche (come il diabete mellito di tipo 2) soprattutto nei soggetti con obesità che hanno già tentato di perdere peso con diete meno drastiche (come la Dieta Mediterranea) senza però raggiungere l’obiettivo del dimagrimento. Inoltre, uno studio della Società Europea dell’Obesità, condotto dalla Prof.ssa Giovanna Muscogiuri, ha chiaramente dimostrato come la VLCKD può essere raccomandata in modo sicuro come trattamento dietetico efficace per i soggetti con obesità dopo aver considerato le potenziali controindicazioni.
La dieta chetogenica induce uno stato metabolico chiamato di “chetosi fisiologica” che permette al nostro organismo di utilizzare i grassi di deposito a scopo energetico e migliorando così i parametri metabolici (la glicemia e il colesterolo in primis) e riducendo l’infiammazione cronica.
Di cosa tratta lo studio?
La dieta chetogenica, così come tutte le terapie, può dare luogo ad effetti avversi dovuti principalmente al “riadattamento metabolico” dell’organismo al nuovo regime dietetico. In particolare, l’assenza dei carboidrati dalla dieta, considerati un po’ la “benzina” del nostro organismo, induce spesso i pazienti a pensare che questa terapia dietetica possa portare diversi effetti collaterali. Sebbene diversi studi scientifici abbiano evidenziato l’efficacia della dieta chetogenica nei soggetti con obesità e comorbidità metaboliche, le maggiori preoccupazioni di questa terapia dietetica sono rappresentate dagli effetti collaterali. In effetti, nessuna ricerca scientifica era stata effettuata in soggetti con obesità per studiare in modo specifico gli effetti collaterali correlati della dieta chetogenica. In questo contesto, l’obiettivo del nostro studio condotto presso l’UOC di Endocrinologia e coordinato dalla Giovanna Muscogiuri, è stato quello di indagare i possibili effetti collaterali relativi alla dieta chetogenica a bassissimo contenuto calorico concentrandosi sui tempi di insorgenza e sulla loro durata. Inoltre, abbiamo anche indagato l’impatto degli effetti collaterali sull’efficacia della perdita di pesa indotta dalla dieta chetogenica.
Quali sono i risultati più importanti che vengono fuori da questo lavoro?
Lo studio prospettico è stato condotto su 106 soggetti con obesità (12 maschi e 94 femmine) sottoposti a dieta chetogenica a bassissimo contenuto calorico ed è stato pubblicato sulla rivista scientifica JTM. Come in tutti i soggetti sono stati registrati gli effetti collaterali al termine del primo mese di dieta chetogenica a bassissimo contenuto calorico ed è stata valutata la perdita di peso. I risultati del nostro studio, hanno riportato che non si sono verificati effetti collaterali gravi e che quelli verificati erano clinicamente lievi e non hanno portato all’interruzione del protocollo dietetico in quanto sono stati facilmente gestiti dal Nutrizionista. Infine, il dato più importante del nostro studio, è che non ci sono state differenze in termini di percentuale di perdita di peso nei soggetti che hanno sviluppato effetti collaterali rispetto a quelli che non hanno sviluppato effetti collaterali. Questo lavoro ha dimostrato, per la prima volta, che la dieta chetogenica a bassissimo contenuto calorico è uno strumento terapeutico promettente, sicuro ed efficace per i pazienti con obesità. Nonostante i comuni timori, gli effetti collaterali sono lievi, transitori e possono essere prevenuti seguendo le specifiche indicazioni del Nutrizionista. Per tale motivo, così come per tutte le diete, anche, e soprattutto la dieta chetogenica a bassissimo contenuto calorico, non può essere una dieta “fai da te” ma richiede una specifica visita con lo Specialista in Scienza dell’Alimentazione che valuterà in dettaglio la presenza delle indicazioni specifiche per iniziare questa terapia dietetica e gestirà i possibili effetti avversi.
Lo studio è stato portato avanti con la somministrazione di pasti sostitutivi dell’azienda italiana New Penta. I pasti sostitutivi nell’ambito di un regime dietoterapico come quello chetogenico assumono una valenza fondamentale poiché da un lato permettono di limitare facilmente l’apporto di lipidi e glucidi dall’altro garantiscono un giusto introito nutrizionale di vitamine e sali minerali e sono facilmente conservabili e preparabili.