Lo studio può aiutare a spiegare perché le persone in sovrappeso e obese sono a maggior rischio di malattie gravi e morte per Covid.

L’obesità è realmente un fattore di rischio nel manifestare sintomi gravi della malattia Covid?

La pandemia di COVID-19, causata dal patogeno virale SARS-CoV-2, ha tolto la vita a milioni di persone in tutto il mondo. L’obesità è apparsa da subito come un facile bersaglio del coronavirus e si palesa sempre di più l’idea che il problema sia nel grasso in eccesso. 

Obesità e Covid, alcuni studi sembrano indicare una correlazione nei casi più gravi

Quando parliamo di obesità e covid bisogna considerare uno studio pubblicato su Biorvix, in cui è apparso che ciò che accade nel grasso non resta nel grasso, ma va a colpire anche i tessuti vicini. Gli autori senior dello studio, la dott.ssa Tracey McLaughlin e la dott.ssa Catherine Blish della Stanford University School of Medicine, hanno suggerito che forse il virus utilizza il grasso proprio per eludere le nostre risposte immunitarie protettive. Il grasso corporeo è stato sempre considerato una forma di deposito inerte, ma questo studio evidenzia altresì che il tessuto adiposo è biologicamente attivo, produce ormoni e proteine ​​del sistema immunitario che agiscono su altre cellule, promuovendo uno stato di fastidiosa infiammazione di basso grado anche quando non c’è infezione.

Obesità e Covid, c’è una correlazione nel caso di sintomi gravi?

Obesità e Covid

“Più massa grassa, e in particolare più massa grassa viscerale corrispondono ad una peggiore risposta infiammatoria”, dice uno dei relatori, il dott. McLaughlin, riferendosi al grasso addominale che circonda gli organi interni. L’idea che il tessuto adiposo possa fungere da serbatoio per i patogeni non è nuova,è noto che il grasso corporeo ne ospita diversi, tra cui l’HIV e il virus dell’influenza. La dottoressa Blish e i suoi colleghi hanno ipotizzato che il grasso corporeo infetto possa persino contribuire al “Long Covid”, una condizione che porta all’affaticamento che persiste per settimane o mesi.

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La pancia non l’età è il fattore più determinante per l’aggravamento per l’aggravamento della malattia da Covid 19.

Il Professor Giovanni Spera commenta così lo studio:

Partiamo dal presupposto che negli ultimi 50 anni i nostri consumi alimentari sono mutati. Si consumano sempre di più grassi e zuccheri che assieme alla sedentarietà inducono conseguenze negative sulla salute. Mi riferisco all’obesità, all’ipertensione arteriosa, alle malattie cardiovascolari conseguenti e naturalmente al diabete. In tutte queste condizioni poi, tutte causate da un prolungato stile di vita poco corretto, si accumula con l’età un eccesso di grasso specie a livello viscerale, all’interno dell’addome. Ed in questa emergenza sanitaria si è visto che, per tutti i malati di Covid finiti in terapia intensiva, il grasso viscerale costituisce il fattore più determinante. Più incisivo anche dell’età avanzata e delle preesistenti patologie respiratorie. Si rafforza il concetto che la nostra salute dipende in gran parte dalle abitudini alimentari e che gli alimenti, il cibo, possano rappresentare vere e proprie medicine, armi potenti per gestire meglio ed a volte proprio per trattare molte malattie gravi come i tumori. E’ noto ed evidente che l’approccio nutrizionale è la prima e più salutare scelta, lo strumento potenzialmente più efficace per affrontare patologie determinanti quali il diabete o l’obesità.

Il professor Gianni Spera

Tra le diverse strategie nutrizionali la Dieta Chetogenica col  suo decisivo dirottamento metabolico, dall’asse glicidi/insulina verso l’utilizzazione dei chetoni prodotti dal consumo energetico dei grassi, può addirittura funzionare anche come un potente antinfiammatorio. Ma in un mondo, quello delle diete fai da te, pieno di imbonitori maliziosamente fuorvianti se non pericolosi, bisogna avere la forza e l’umiltà di farsi guidare da esperti soprattuto se si tratta di diete chetogeniche.

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 Insomma farsi guidare dalla scienza perché  le verità, per quanto riguarda la salute, sono scritte nelle pubblicazioni scientifiche verificabili, non nei libri di successo dal contenuto tanto suggestivo quanto incontrollabile, come spesso è  anche quello dei meandri del web.