Obesità e Vaccino? Una ricerca clinica de La Sapienza sugli operatori sanitari vaccinati con il preparato americano di Pfizer contro il Covid-19 riportano una risposta anticorpale ridotta per i fumatori, le persone che soffrono di pressione alta e quelle affette da obesità, con specifico riferimento al grasso viscerale come fattore di rischio.
“Non sappiamo ancora se quello che abbiamo scoperto, ovvero la presenza di una risposta anticorpale inferiore per chi soffre di pressione alta, di obesità o è un fumatore sia un fatto da ritenersi preoccupante oppure no, ed è importante che non passi il messaggio che invece sappiamo tutto – a spiegarlo è la Dottoressa Mikiko Watanabe, ricercatore de La Sapienza – Ci sono altre patologie ad esempio dove è dimostrato che tassi più bassi di anticorpi vogliano dire un rischio più alto di malattia, altri dove anche con alti tassi di anticorpi la protezione dalla malattia non è scontata.
Qual è il rischio più concreto che è stato individuato con questo studio?
“Un rischio che potrebbe rivelarsi fondato è che i pazienti con questi fattori di rischio abbiano una durata di protezione dal virus Sars-Cov2 più breve e necessitino quindi di un richiamo, dopo qualche mese o comunque più a breve termine rispetto ad altri”.
Obesità centrale, fumo e ipertensione associati ad una risposta anticorpale ridotta al vaccino ad mRNA per COVID-19 Pfizer.
Uno studio condotto su operatori sanitari del Policlinico Umberto I di Roma svela che la produzione di anticorpi a seguito del vaccino per COVID-19 è inferiore se c’è una aumentata circonferenza vita, si fuma o si ha la pressione alta.
Obesità e Vaccino.
L’obesità, ed in particolare l’eccesso di grasso viscerale, è un fattore di rischio importante per lo sviluppo di complicanze da COVID-19. Sebbene gli studi preliminari di efficacia del vaccino Pfizer ad mRNA abbiano coinvolto anche persone con Indice di massa corporea (IMC) elevato mostrando una buona protezione, una ricerca clinica condotta all’Università La Sapienza di Roma dimostra che al crescere della circonferenza vita, uno degli indici di obesità centrale, il livello circolante di anticorpi sviluppati contro SARS CoV-2 a seguito del vaccino ad mRNA Pfizer si riduce progressivamente, così come avviene per quanto riguarda coloro che hanno la pressione alta o l’abitudine di fumare.
La ricerca clinica condotta dalla Dottoressa Mikiko Watanabe, ricercatrice dell’Università La Sapienza, e dalla Dottoressa Angela Balena, medico in formazione specialistica presso lo stesso ateneo, mirava a dimostrare la maggiore debolezza del sistema immunitario delle persone obese, con pressione alta o fumatrici. Che cosa ne pensa dottoressa? E’ una questione di debolezza del sistema immunitario?
Il sistema immunitario di una persona con obesità – spiega la dottoressa Mikiko Watanabe – non è esattamente più debole, ma piuttosto disfunzionale: risponde in maniera eccessiva a determinati stimoli ed in maniera inadeguata ad altri. Questo perché l’obesità è quasi sempre associata ad un quadro infiammatorio cronico di basso grado responsabile di tutta una serie di alterazioni metaboliche e non, che va a sua volta a danneggiare in qualche modo tutto l’organismo.
Il grasso in eccesso, ed in particolar modo quando si tratta di viscerale, è associato ad una disfunzione del sistema immunitario responsabile della peggior prognosi di COVID-19 e, come suggerisce questo studio, anche di una risposta meno brillante al vaccino. Che collegamento c’è tra le due cose?
Non possiamo ancora trarre conclusioni definitive – sostiene Watanabe – ma certo queste sembrano due facce della stessa medaglia. Un sistema immunitario disfunzionale potrebbe non essere in grado di pilotare al meglio la risposta contro un determinato agente, in questo caso SARS CoV-2, “spendendosi” in maniera eccessiva per alcune reazioni dannose anche per le proprie cellule, e non essendo in grado di montare invece una risposta ben strutturata contro il virus in sé. E’ importante tuttavia non creare inutili allarmismi: sono necessari ulteriori studi che dimostrino che dei livelli anticorpali ridotti sono associati ad una ridotta protezione, aspetto tutt’altro che scontato. I pazienti con anticorpi presenti, seppur più bassi, potrebbero non presentare un aumentato rischio una volta esposti.
E’ presto per sostenere – conclude la Dottoressa Watanabe – che chi presenta livelli anticorpali più bassi non sia protetto da una eventuale infezione, ma non è possibile escludere al momento che sia così. Se tale dato dovesse essere confermato, potrebbe rendersi necessaria una modifica della schedula vaccinale in questi soggetti più a rischio, probabilmente con una necessità di richiami più ravvicinati.
Cosa possiamo fare nel frattempo per migliorare il nostro sistema immunitario e rafforzarne la risposta al Covid-19 dopo aver ricevuto le dosi di vaccino Pfizer?
Non ci sono ad oggi dati sufficienti per consigliare alcunché. Zinco, lattoferrina ed altri sono tutte sostanze che dimostrano una certa efficacia in vitro, ma non ci sono studi nell’uomo particolarmente convincenti. È invece logico ipotizzare che eliminando i fattori di rischio da noi identificati si possa trarne beneficio.
Consiglierei quindi, nell’attesa di dati certi, di puntare a smettere di fumare, mantenere una dieta povera di sale se ipertesi, e soprattutto rivolgersi a medici e strutture specializzati per ottenere un calo ponderale corretto e focalizzato alla perdita di grasso viscerale quando si è affetti da sovrappeso o obesità.