Lo dimostra uno studio clinico firmato da Bassetti e Sukkar pubblicato sulla prestigiosa rivista statunitense Nutrition.
La dieta chetogenica può contribuire a proteggerci dal Covid. Sukar e Bassetti: “La nutrizione può assumere un valore di terapia”
Tra febbraio e luglio 2020 i professori Matteo Bassetti e Samir Giuseppe Sukkar, rispettivamente Direttori della Clinica di Malattie Infettive e del Dipartimento di Dietetica e Nutrizione Clinica dell’Ospedale Policlinico San Martino hanno condotto uno studio su 102 pazienti affetti da Covid confrontando 34 persone che avevano seguito una dieta chetogenica con 68 che avevano seguito una dieta standard. Lo studio ha dimostrato come la somministrazione di una dieta chetogenica in pazienti affetti da Coronavirus contribuisca alla riduzione dell’utilizzo di ventilazione artificiale e della mortalità.
Nei mesi di pandemia abbiamo appurato che nei pazienti affetti da un quadro grave di Covid-19 assume un ruolo determinante una risposta immunitaria sproporzionata messa in atto dall’organismo per difendersi dal virus, la cosiddetta tempesta citochinica. Tra i principali responsabili del rilascio di citochine, che sono delle molecole implicate nel processo di infiammazione, vi sono i macrofagi M1, cellule che, dal momento in cui si attivano consumano solo e soltanto glucosio. Da qui l’efficacia della restrizione dell’assunzione degli zuccheri e di conseguenza della dieta chetogenica. Una dieta chetogenica, normocalorica e normoproteica, quella riservata a 34 pazienti positivi al Covid. Rispetto a costoro, si è evidenziato che in una significativamente più alta percentuale dei 68 soggetti trattati invece con una normale dieta equilibrata, si sono manifestati nei trenta giorni successivi importanti aggravamenti, tali da rendere necessario il trasferimento in reparti di terapia intensiva.
Per la prima volta, almeno in questo ambito, che di certo non è il solo – spiega Samir Giuseppe Sukkar- si dimostra come la nutrizione può assumere un valore non solo di supporto alla clinica, ma di vera e propria terapia. La fisiologica condizione di chetosi, indotta dal tipo di alimentazione, contribuisce nettamente a bloccare le gravi complicanze della malattia da COVID-19, indotta dalla tempesta citochinica. Risultando così capace di contribuire al miglioramento della prognosi dei pazienti.
Indubbiamente, al fine dell’ottenimento di tali risultati, l’intervento nutrizionale deve essere precoce e puntuale, osserva il Professor Giovanni Spera.
L’attivazione di uno schema dietoterapico chetogenico di questo tipo, nel momento in cui lo stato infiammatorio acuto ed incongruo fosse già manifesto, risulterebbe intempestivo. In particolare, cicli di diete chetogeniche, anche a basso apporto calorico, dovrebbero essere presi in considerazione tra le opzioni terapeutiche più efficaci per progetti di riabilitazione e prevenzione primaria a lungo termine per tutti i soggetti obesi, notoriamente a forte rischio di infezione, malattia e complicanze da Covid-19.
Spera conclude ricordando che il percorso dietoterapico in questione non può e non deve essere comunque un ‘fai da te’, ma suggerito ed impostato da sanitari specializzati ed esperti, in grado di valutare le singole, più o meno complesse, situazioni cliniche.