Chetoni esogeni e atleti. Un binomio che in questo periodo viene fuori spesso, visto che il mercato è stato inondato dai Chetoni cosiddetti esogeni, che promettono di mandare l’atleta in chetosi e aumentarne la potenza e resistenza fisica, soprattutto negli sport di endurance come il ciclismo.
Il Dottor Maurizio Fadda, nutrizionista e dietista clinico della Città della Salute di Torino, si occupa da molto tempo della chetosi. E’ un esperto di dieta Chetogenica quindi ci siamo rivolti a lui per capire di più su questi “Chetoni Esogeni”, ovvero delle lattine di Betaidrossibutirrato (un tipo di Chetone) da consumare in beveroni. Ultimamente vengono promosse da molti venditori, anche in Italia, come delle bevande miracolose, in grado di attivare la Chetosi nel nostro corpo e bruciare grassi senza perdere muscoli.
Ovviamente la nostra attenzione è subito stata attirata da questo tipo di prodotto, che arriva dagli Stati Uniti, e che viene promosso con una serie di video accattivanti che possiamo trovare in rete.
Dottor Fadda, cosa ne pensa dei Chetoni Esogeni e di quello che promettono?
Possiamo partire dicendo che i chetoni nell’attività sportiva, visto che sono soprattutto gli atleti di élite ad avere la necessità di trovare nuovi prodotti in grado di migliorare la performance, dovrebbero diversi effetti fondamentali.
- A livello proteico dovrebbero ridurre catabolismo proteico e incrementare la sintesi proteica muscolare. A livello dei carboidrati dovrebbero ridurre l’uso di glucosio, ridurre la glicolisi e l’ossidazione del glucosio e soprattutto risparmiare glicogeno
- Nel momento di post attività dovrebbero migliorare la re-sintesi del glicogeno muscolare, a livello dei grassi dovrebbero incrementare i triacilgliceroli muscolari e ridurre la lipolisi
- Dovrebbero garantire un miglioramento della funzione celebrale, per permettere agli atleti di rimanere più concentrati, migliorando la soglia di attenzione mentale.
Sembrerebbero una sostanza miracolosa. Quanto c’è di vero?
Per il momento non è stato ancora dimostrato con chiarezza nessuno di questi effetti. Ci sono degli studi, in laboratorio, che dimostrano che nelle cellule cardiache l’utilizzo del betaidrossibutirrato (un tipo di Chetone) aumentava la sintesi di glicogeno e altri studi (sempre in vitro) che dicono che il betaidrossibutirrato aumenta l’efficienza cardiaca riducendo il consumo di ossigeno del 28% a parità di lavoro.
Questo teoricamente, e sottolineo teoricamente, potrebbe aumentare la soglia della VO2 Max, che è un’indicatore di efficienza del nostro corpo, è la misura di quanto ossigeno consumiamo per fare un determinato tipo di attività.
Inoltre, alcuni studi sostengono che i chetoni dovrebbero aumentare la concentrazione di acetil-coenzima-A di 15 volte bypassando i meccanismi insulinici.
Questi però sono lavori in vitro.
Sono stati fatte esperienze di test sul campo?
Alcuni studi fatti con atleti endurance o con atleti che fanno altre tipologie di attività a volte hanno dimostrato un miglioramento della performance, altre hanno dimostrato un peggioramento. Ci sono degli studi sull’impiego di betaidrossibutirrato su circa 28 giorni su atleti che hanno assunto 3 dosi di questo chetone al giorno. Ebbene questi studi hanno dimostrato un “non peggioramento” della performance dell’atleta, ma non sono sufficienti per giustificare quello che dicono questi venditori a proposito delle proprietà dei chetoni esogeni, soprattutto nel caso di atleti di alto livello.
E’ un prodotto che può essere usato da persone comuni che lo integrano nella propria dieta o conviene farsi seguire da un professionista?
La dieta Chetogenica, che induce la chetosi naturalmente, è un protocollo sicuro che consente a pazienti di restare in chetosi anche anni, come dimostrano i pazienti che soffrono di epilessia farmaco resistente.
Assumere una quantità così importante di betaidrossibutirrato, di chetoni esogeni, addirittura fino a 24 grammi al giorno, è da verificare e da capire. Soprattutto in che modo e con quale formula questi prodotti vengono integrati nella dieta.
Io sconsiglio fortemente di fare assumere prodotti del genere a un atleta, ma anche a una persona normale, senza la supervisione di un nutrizionista.