Riportiamo qui di seguito uno scritto di Enrico Prosperi, Medico-Chirurgo, Specialista in Psicologia Clinica e Presidente Società Italiana di Educazione Terapeutica. Un articolo che merita di essere letto in queste giornate bisognose di speranza e coraggio. Buona lettura.
“Non è paura, proprio paura. È un po’ diverso. La paura viene da fuori, tu sei lì e ti arriva addosso, ci sei tu e c’è lei. Invece quel che succede a me è che d’improvviso io non ci sono più, c’è solo più lei. Che però non è paura. È un po’ come sentirsi morire. O sparire. E allora tu pensi cosa mi sta succedendo? E intanto il cuore ti batte dentro da morire, non ti lascia in pace. E da tutte le parti è come se dei pezzi di te se ne andassero, non li senti più. E allora io mi dico devi pensare a qualche cosa, devi tenerti aggrappata ad un pensiero. Bisogna solo resistere. Il fatto è che non ci sono più pensieri, da nessuna parte dentro di te, non c’è più un pensiero ma solo sensazioni”. Quanti di noi in questi giorni di emergenza sanitaria coronavirus e di isolamento forzato stanno provando le sensazioni tratte da Oceano Mare di Baricco?
Inquietudine, preoccupazione, paura, angoscia, panico, tante parole per descrivere sensazioni simili. Ma cos’è la paura? Una delle principali emozioni, necessarie per la nostra sopravvivenza, che proviamo in presenza di una minaccia presente o imminente. A volte però ci troviamo a che fare con minacce che non solo non sono presenti ma potrebbero non avverarsi: in questo caso parliamo di ansia. Esperienze normali e adattive come la paura e l’ansia, possono procurare disagio quando si manifestano con eccessiva intensità e durata, quando tendono a ripetersi nel tempo e interferiscono con la nostra quotidianità. Viene così a crearsi un disturbo d’ansia.
Cosa può accadere quando viviamo nell’incertezza più totale, sommersi da notizie sconfortanti e privati delle nostre abitudini e certezze? Distanti dalle amicizie e talvolta anche dai nostri familiari, privati da quella condizione fin troppo scontata che si chiama libertà?
Prende il sopravvento la paura, paura della solitudine, di non farcela, di ingrassare, di sbagliare, di essere sbagliati. Paura di fallire, di rimanere soli, di perdere qualcuno di importante, di morire, di impazzire. Ma sale anche la rabbia, verso coloro che non rispettano le regole, che cantano, che “pensano ancora a ridere”, che camminano, che vogliono comprare la cioccolata, che “non capiscono”. Con il tempo e il contenimento forzato anche il nostro umore rischia di risentirne, maggiormente in chi vive solo, e peggiorano i tratti ossessivo-compulsivi e ipocondriaci. La maniacalità della pulizia ed il timore di aver contratto il virus vengono rinforzati dalle continue notizie che rimbalzano tra telegiornali, talk show, messaggi su WhatsApp e social-informazioni
Paura e Coronavirus
Provare queste emozioni non è giusto o sbagliato, ma non possiamo controllarle o spegnerle a piacimento. Possiamo imparare a gestirle senza lasciarci travolgere da esse.
Un primo passo è riconoscerle, mentre ogni volta che le evitiamo o le cerchiamo di sedare con comportamenti abitudinari, come mangiare, bere alcolici, fumare, rischiamo di amplificarle. La paura, l’angoscia, la rabbia, la tristezza, fanno parte della vita e non possiamo evitarle, bensì dobbiamo imparare ad accettarle come parte dell’ampia gamma dell’esperienza umana. L’accettazione non è rassegnarsi a subire una determinata condizione, ma è la capacità di valutare realisticamente ciò che stiamo vivendo, per poter fare qualcosa e vivere nella direzione dei nostri valori. L’accettazione è un processo attivo, è come ritrovarsi a dover attraversare un ponte ghiacciato per poter raggiungere qualcuno per noi importante. Sarà necessario riconoscere le condizioni del ponte e trovare un buon punto d’appoggio per poter proseguire il percorso. Ovviamente non ci piacerà trovarci in quella situazione, ma se saremo in grado di accettarla potremo fare qualcosa di importante per noi.
In questi giorni siamo tutti di fronte al nostro “ponte ghiacciato”, ma se decideremo di andare incontro ai nostri valori, alle cose davvero significative che rendono ricca la nostra vita, allora riusciremo ad attraversarlo e a poter cantare con gioia una bellissima canzone di Gaber “La libertà non è star sopra un albero, non è neanche il volo di un moscone. La libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione”
Dott. Enrico Prosperi | Medico Chirurgo Specialista in Psicologia Clinica