La Dottoressa Francesca De Filippis ci spiega cosa accade al metabolismo di una donna e quanto conta l’alimentazione e il controllo del peso?
La menopausa è uno dei periodi più delicati nella vita di una donna. Il corpo comincia a cambiare e anche una persona sana, che fa sport e mangia in modo moderato e con varietà può dover cambiare il proprio stile di vita a causa di nuovi fattori che entrano in gioco.
In molti casi il passaggio ad una fase di vita infertile risulta assolutamente indolore, in molti altri casi si manifesta con un improvviso crollo dei livelli di estrogeni di produzione ovarica e con ciò ad una drastica e drammatica modifica delle funzioni del metabolismo energetico. In parole povere, la menopausa infatti può portare un accumulo di grassi e l’insorgenza della cosiddetta Sindrome Metabolica, detta anche, sindrome da insulino resistenza i cui effetti conclusivi sono diagnosi di obesità e di diabete di tipo 2. In questa situazione un ruolo importante lo gioca lo stile di vita con particolare riferimento al controllo del peso, alla pratica di attività fisica e alla sana alimentazione.
Come ci spiega la Dottoressa De Filippis, biologo nutrizionista:
Il metabolismo energetico nelle donne è stato modulato per sostenerle durante la gravidanza e l’allattamento dei piccoli per questo durante la loro vita fertile le donne sono meno suscettibili, rispetto agli uomini, a patologie metaboliche. Questo meccanismo è regolato dagli estrogeni, ma durante l’invecchiamento l’attività delle ovaie si riduce e infine si interrompe e il sistema diventa disfunzionale quindi le donne diventano più vulnerabili alla sindrome metabolica, a malattie cardiovascolari, al colesterolo alto e tante altre patologie correlate all’invecchiamento.
In alcuni casi, continua la Dottoressa, durante la perimenopausa può essere più complicato per le donne obese o in sovrappeso perdere peso a causa ad esempio dell’insulino-resistenza. In questo contesto può essere quindi utile l’applicazione di protocolli chetogenici come per altro indicato ultimamente dalla Società Italiana di Endocrinologia che vede come un possibile e fondamentale strumento l’uso di VLCKD a donne obese dopo la menopausa in considerazione dell’aumento di rischi cardiovascolari che caratterizzano questa fase della vita. Le VLCKD infatti non solo migliorano la sensibilità all’insulina, ma favoriscono anche la riduzione del grasso addominale e inducono un miglioramento nei lipidi plasmatici contribuendo così a contrastare le alterazioni metaboliche legate all’invecchiamento. Dunque evitare di far incrementare il grasso viscerale che è proprio quello che va a depositarsi a livello addominale resta uno degli obiettivi principali per vivere al meglio un periodo delicato della vita come quello della menopausa.